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giovedì, settembre 16, 2010

Cos'è il lavoro? Per taluni un' ossessione

Come scritto nel precedente post, riprendo qui un articolo del blog 

http://mosquitomovement.noblogs.org/ 

nel quale si parla del lavoro in una veste diversa da quella che, probabilmente, tutti noi conosciamo. Vediamo pure:

 IL LAVORO

Al tempo della schiavitù le persone erano sfruttate e costrette a lavorare per il padrone che, per mantenerne il sostentamento, offriva loro vitto e alloggio. Al giorno d’oggi la maggioranza della popolazione si trova a dover lavorare parecchie ore al giorno, e per gran parte dei giorni della settimana, in cambio di denaro, per garantire a se e alla propria famiglia il nutrimento ed un tetto sopra alla testa. Balza all’occhio che la differenza non è poi così abissale, e che forse la schiavitù non ha mai avuto fine come la “storia” ci insegna, ma si è addirittura intenificata coinvolgendo la quasi totalità della popolazione. Quello che cambia è la modalità in cui quest’obbligo viene perpetrato: se prima veniva utilizzata la violenza, oggi la schiavitù scaturisce dalla necessità. In altre parole, per soppravvivere è necessario sottomettersi.
I risultati sono due: in primo luogo le persone bruciano la gran parte della propria vita nello svolgere azioni e comportamenti che non dovrebbero appartenergli, in secondo luogo si viene privati del tempo che sarebbe altresì utilizzato nell’accrescere il proprio spirito tramite l’esperienza e la riflessione.
In altre parole non solo non si ha più il tempo per riflettere, perchè ingabbiati in un contesto/prigione che non dovrebbe appartenere a nessuna creatura vivente, ma non si ha nemmeno più il tempo per vivere, perchè in seguito ad ore ed ore di lavoro, il tempo “libero” deve per forza di cose essere rivolto al riposo.
Ma se nella società attuale esiste il tempo “libero”, come potrebbe essere definito il resto del tempo a disposizione?
Un’ altra grave conseguenza di questo sistema lavorativo è che ingloba la vita stessa delle persone, concentrando la loro attenzione su problemi facenti parte del lavoro stesso e distogliendole totalmente dagli scenari globali che stanno prendendo forma ad opera degli occulti detentori del potere.
In altre parole si riducono le persone ad affrontare problemi di minor rilevanza, impedendo alle stesse di inquadrare la situazione sociale e politica in un contesto più ampio, permettendo così a chi manipola le nostre sorti di agire indistrurbato.

Fine dell'articolo. 

Balza subito all'occhio la primissima parte dell'articolo: lavorare per il signorotto locale, per esempio nel Medioevo, essendo costretti a consegnare 3/4 dei frutti del proprio lavoro, senza garanzie, assicurazione alcuna, assistenza alcuna, alcun diritto (spesso nemmeno alla vita stessa per sè stessi e per i propri famigliari) ecc. ecc. sarebbe, secondo questo tipo, esattamente la stessa ed identica cosa che fare l'impiegato o l'operaio ai nostri giorni!! bella premessa, niente da dire.

Continua sostenendo che una volta si lavorava perchè costretti dalla violenza del padrone, oggi invece dalla necessità di dover sostenere sè stessi e la propria famiglia. Ma, quindi: una volta si poteva vivere senza mangiare? Si mangiava perchè si lavorava e si lavorava perchè costretti? Sicuramente, una volta moltissima gente fuggiva per non lavorare e ... per non mangiare, mai!

Ovviamente, non potevano mancare riferimenti ai poteri occulti che governano il mondo, signoraggio (questo sconosciuto!!) e manipolazioni delle menti e dei corpi ad opera di qualche nuovo ente che gestisce il mondo ai giorni nostri. 

Mah, arrivederci  al prossimo ossessionato.

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